Il telescopio di Schiaparelli che riprese "i canali su Marte", non trova una casa


Giovanni Virginio Schiaparelli, è stato tra i più celebri astronomi italiani. Nella seconda metà dell'Ottocento, individuò alcune le fondamentali strutture superficiali di Marte e studiò alcune particolarità della sua climatologia, con un secolo e oltre di anticipo. Con una serie di assidue osservazioni condotte nell'arco di un decennio, dal 1877 al 1888, dall'Osservatorio astronomico di Brera a Milano, Schiaparelli individuò alcune strutture che definì con termini impropri "terre" e "mari". Ma il suo studio più celebre si riferisce ai "canali marziani", un'intricata rete di linee scure che collegavano i mari fra loro attraversando le terre e paragonò queste linee ai canali naturali di un arcipelago. Quando parlò per la prima volta di canali marziani, Schiaparelli non pensava che queste strutture potessero essere opera di creature intelligenti. Ma l'articolo scientifico con cui dava notizia della scoperta ("Osservazioni astronomiche e fisiche sull'asse di rotazione e sulla topografia del pianeta Marte", Roma 1878), ebbe una vasta eco in tutto il mondo, anche fuori degli ambienti scientifici. Pubblicato anche in lingua inglese, la parola canali, anziché con l'equivalente "channels",fu tradotta con il termine "canals", che in lingua anglosassone indica un canale di origine artificiale. Da quel momento, per molte persone, la presunta scoperta dei canali di Marte equivalse alla prova dell'esistenza di una civiltà evoluta che aveva realizzato quelle opere. Schiaparelli aveva un ottimo telescopio, ottenuto grazie ai buoni auspici del suo vecchio amico Quintino Sella, e voleva provarlo su un soggetto che non aveva mai osservato. Il Corriere della Sera racconta che oggi quel pezzo di storia dell'astronomia mondiale, è rimasto senza un museo disposto ad ospitarlo.


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