Due ricercatori italiani (“cervelli in fuga” rientrati) con una nuova tecnica scoprono 200 blazars



Nel 2011 Francesco Massaro, ora ricercatore dell’Università di Torino, e Raffaele D’Abrusco, del gruppo di astrofisica dell’Università Federico II di Napoli, con il telescopio spaziale WISE della Nasa, scoprirono che una classe molto rara di galassie “attive”, i blazars, è caratterizzata da una emissione nell'infrarosso con proprietà specifiche: una sorta di “impronta digitale” utilizzabile per riconoscere i blazars tra tutte le altre classi di oggetti astronomici. Grazie a questa tecnica, i due astrofisici sono ora riusciti a stanare centinaia di oggetti che sembrano essere blazars tra le sorgenti non identificate osservate da un altro telescopio spaziale della NASA, “Fermi”, che esplora il cielo alle altissime energie dei raggi gamma. Per confermare senza ombra di dubbio la vera natura dei loro candidati blazars, Massaro e D’Abrusco hanno intrapreso una campagna osservativa con telescopi ottici da terra per ottenere gli spettri di tali sorgenti, coinvolgendo nel loro progetto un team internazionale di esperti del settore. Dopo cinque anni e decine di notti di osservazioni trascorse in Arizona (Osservatorio di Kitt Peak - telescopio Mayall da 4 metri e il Telescopio Multiple Mirror), California (Osservatorio di Mount Palomar), Cile (Telescopio Southern Astrophysical Research Telescope e Magellan), Isole Canarie (Telescopio Nazionale Galileo e Telescopio William Herschel) e Messico (Osservatorio Astronomico Nazionale in San Pedro Martir e Telescopio Guillermo Haro), i due astrofisici italiani hanno concluso la loro campagna con la scoperta di oltre 200 nuovi blazars. La parola blazar deriva dall’oggetto BL Lacertae e fu coniata nel 1978 da Ed Spiegel. Esistono due tipi principali di blazar (disegno) ma tutti si collocano tra i fenomeni più violenti dell’universo. E’ interessante ricordare che Francesco Massaro e Raffaele d’Abrusco sono due “cervelli italiani” rientrati nel nostro paese. I loro lavori sono pubblicati su “The Astrophysical Journal”. “Queste osservazioni – dice Massaro – migliorano la conoscenza delle sorgenti gamma non identificate e dei blazars che emettono nei raggi gamma. I nostri dati mostrano anche l’esistenza di blazar che non hanno emissione nella banda delle radio frequenze, una rarità anche per la classe di sorgenti extra-galattiche più rara che esista. Presto potremo così porre vincoli stringenti sulla natura, l’abbondanza e il comportamento della materia oscura che permea l’universo.”


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